In India la JSS School cresce e ha bisogno di nuovo spazio. Un pezzo di terra da cui ripartire, per accogliere nuovi bambini ai quali garantire educazione e nutrimento.

Quello della JSS School è stato uno dei primi progetti sui quali Farfalle di luce ha posato le ali, senza fargli mai più mancare il suo supporto. L’ha seguito nella sua crescita, condividendo fin da subito l’aspetto educativo che sottende all’opera di Sudhir, straordinaria anima del progetto.

Dal 2008 questo ragazzo incredibile non si ferma un attimo e mette determinazione e incessante energia nel far crescere, sostenere, promuovere e pubblicizzare la JSS School. Oggi, come allora, la sua priorità assoluta è sempre la stessa: quella di garantire un’educazione a bambini altrimenti senza futuro. Seguita, a strettissima distanza, dalla necessità di assicurare loro nutrimento, visto che in molti fanno a malapena un pasto al giorno.

Non si può certo dire che Sudhir si limiti nei sogni. Non essendo la struttura attuale capiente abbastanza da accogliere altri bambini, ha trovato in un nuovo pezzo di terra sul quale costruire un nuovo edificio, la soluzione ai suoi problemi. A riprova che il DNA sia cosa seria, la sua altrettanto straordinaria mamma ha acquistato il terreno e glielo ha affidato. I primi fondi sono frutto del suo lavoro di guida turistica per un’agenzia di viaggi; altri sono arrivati dal ristorante che gestisce per conto di un amico, anche lui grande supporter della scuola.

Siamo venuti a conoscenza dell’ampliamento della JSS School dalla viva voce di Laura Capelli, madrina del progetto, che durante le feste natalizie ha fatto visita a Sudhir e ai bambini, vivendo con loro momenti indimenticabili.

Laura ci ha testimoniato quelle ore vissute insieme.

“Una giornata trascorsa alle giostre è stata felicità pura. Quella successiva una meraviglia assoluta: quattro ore di spettacolo, con esibizioni in danze tradizionali e moderne, tutte coreografate, con le insegnati e le mamme presenti e io che non ricordavo da quanto tempo non piangessi così tanto. E poi un giorno c’è stato anche un bellissimo miracolo di strada.

Seduti fuori dal ristorante, mentre bevevamo un chai, si è materializzato un bambino, sporchissimo e vestito solo di una coperta sdrucita. Si teneva a debita distanza e con sguardo fisso continuava a guardare, immobile, nonostante i miei segnali di avvicinarsi.

Gli sono andata incontro io, portando un piccolo casco di bananine appena comprato, come segno di pace. Aveva occhi marroni bellissimi e tristissimi e una fame da lupo, tanto da ingoiare le banane che gli avevo sbucciato a una a una. Tanto da far intervenire anche Sudhir, capace di farlo sedere al ristorante, senza nel frattempo mollare la mia mano, con la quale ero oramai riuscita ad agganciarlo. Divorando un piatto di noodles ci ha raccontato di chiamarsi Shein, di avere 9 anni, di essere orfano di padre, di avere un fratellino e una mamma in giro da qualche parte a chiedere l’elemosina. Cosa che per lui non sta bene fare, ma fa non avendo altre alternative. Finito di mangiare gli abbiamo comprato dei vestiti e, insieme, siamo andati a meditare nel tempio. All’uscita, ci siamo imbattuti nella mamma e nel fratellino, abbiamo raccontato quanto successo e, nell’incontro con Sudhir, si è compiuto il miracolo. Perchè la mamma non solo ha acconsentito che Shein frequentasse la scuola, ma ha chiesto di accogliere anche il bimbo più piccolo. Lei non ha nemmeno 30 anni e sa che una madre non può far perdere un’opportunità del genere ai suoi figli.

Sudhir dice che il numero dei bambini non deve aumentare troppo altrimenti non puoi seguirli bene tutti, ma quando capitano certe cose è impossibile non accogliere. Sudhir è convinto che questo “…è quello che si deve fare”.

Noi di Farfalle di luce, conoscendolo bene, siamo certi che troverà il modo per farlo. Infatti, ha già pensato nuove idee per implementare le entrate necessarie: l’apertura di un laboratorio artigianale dove produrre articoli tessili; l’ampliamento dell’attività del ristorante, inserendo una linea di cucina italiana.

In entrambi i casi, il valore aggiunto è duplice. Una sarta che insegni l’arte del cucito, mette nella condizione di imparare un lavoro; la presenza temporanea di un cuoco italiano per insegnare la cucina italiana, rappresenta per i cuochi residenti, fino ad oggi ragazzi cresciuti con Sudhir e usciti dalla JSS school, un requisito formativo importante per una futura occupazione stabile.

Farfalle di luce sarà al loro fianco anche in questi nuovi impegni, sperando ancora una volta sul supporto di tutti voi che, con generosità incondizionata e con cuore grande, siete portatori sani di un virus miracoloso.